Fonte: www.disinformazione.it
di Carlo Bertani 11 marzo 2009
Più questa crisi avanza, e più m’accorgo ch’era assolutamente certo che avvenisse. Lo sapevo da tanto: anzi, era una domanda che avevo iniziato a pormi quand’ero adolescente.
Nessuno proferiva la parola “crisi” negli anni ’60: il vocabolo utilizzato era “congiuntura”. La “congiuntura”, etimologicamente, è qualcosa che “congiunge” due periodi ed è quindi un elemento di labile rottura nel continuum temporale: dunque, la “congiuntura” può essere anche un periodo favorevole, un “giro di boa”. L’uso del termine, in economia, deriva dal tedesco Konjunktur, e non è che un passaggio leggero fra due, diversi approcci del capitalismo internazionale.
E’ interessante notare che la “congiuntura” non considera essenziale l’intervento umano: è una sorta di leggera influenza, che si risolve da sola, stando a letto e bevendo spremute d’agrumi.
Il passaggio dai sistemi elettromeccanici controllati dall’uomo – nella grande industria – a quelli a controllo numerico (informatico), degli anni 70-80 del Novecento, può essere indicato come un fattore determinante della “congiuntura”, ossia il transito da un sistema meno automatizzato (maggior presenza umana) ad un altro più efficiente, per la diminuzione delle ore/lavoro necessarie per produrre un singolo bene.
Fin qui, nulla di strano: basta rileggere Marx.
Oggi, il termine è desueto: solo per una questione di stile? Parrebbe di no, ed alcune “prudenze” linguistiche sono state addirittura consigliate dal Presidente del Consiglio. Perché?
La tessera P2 n. 1816 – Silvio Berlusconi – lavora alacremente per ridurre l’Italia ad una sorta di “grande Mediaset" – questo lo sappiamo – laddove un solo Konducator indica la via da seguire. Gli altri, seguono.
Ne è un esempio la recente bagarre scoppiata in seno al Consiglio dei Ministri – Scajola ha abbandonato la seduta sbattendo la porta ed esclamando il classico “non finisce qui” (finirà lì Scajola, mi creda, e lei tornerà ad assentire, ossequiente, come sempre ha fatto, così come i suoi colleghi Bossi, Bondi, Gelmini, Carfagna…) – perché Berlusconi ha avocato a sé la gestione di tutti i fondi stanziati per fronteggiare la crisi (in gran parte “riciclati” da precedenti stanziamenti, addirittura del precedente governo, si veda la prima stesura del D.M. n. 122).
In effetti, quelli che Berlusconi indica come “abbondanti risorse” stanziate, in realtà sono soltanto indicazioni di bilancio ma, in cassa, non c’è nulla. Per questa ragione strombazzano solo grandi opere: perché, per fare quelle piccole (per le quali, sarebbe difficile accampare scuse) i soldi dovrebbero scucirli davvero.
Ovviamente, tutti hanno mostrato il borsellino drammaticamente vuoto, ma il Konducator è passato oltre, adducendo che la situazione richiede procedure eccezionali. Perché? Per superare la crisi.
Ecco, il termine che viene oggi usato per indicare le mestizie nella quali siamo imprigionati.
L’etimo della parola “crisi” – krisis (gr) – non indica, però, un elemento di per sé negativo poiché significa “scelta” o “giudizio”, ossia un’azione che prevede la partecipazione attiva del soggetto: sì, scegliere, proprio quello che ci viene impedito di fare.
E’ allucinante leggere i comunicati dell’Epsco (Consiglio per l'Occupazione, la Politica Sociale, Salute e Consumatori), dove si leggono le proposte per affrontare la crisi economica e la disoccupazione[1]:
(la crisi) “sta arrecando grossi danni ed esige interventi urgenti,,,(per prevenire e combattere la disoccupazione) senza intaccare le riforme del mercato del lavoro…evitare le misure che favoriscono il ritiro prematuro dalla vita lavorativa, quali programmi di prepensionamento o limiti d'età per le opportunità di formazione, in modo tale da mantenere e aumentare la partecipazione al mercato del lavoro…affrontare l'adeguatezza e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi pensionistici con riforme adeguate…”
Siamo nelle mani di una masnada di folli e nessuno, ovviamente, ha intenzione di cambiare strada: le cose vanno bene così e, se dovessero peggiorare, accelereremo ancor più nel percorso che ci ha condotti a questo sfacelo. Speriamo che il muro, in fondo alla via, non sia di cemento armato.
Ovviamente – se qualcuno potesse scegliere – le scelte dovrebbero essere agghindate d’aggettivi, anzi, è quasi essenziale indicare, tramite la coloritura di un aggettivo, ciò che c’attende. Avremo così scelte difficili, gioiose, liberatorie, drammatiche, ininfluenti, coraggiose…
L’unico aggettivo proibito dal Konducator è stato proprio quel “drammatico”, subito cassato a Tremonti, perché – checché se ne dica – la tessera P2 n. 1816 è il più formidabile comunicatore della Penisola. I suoi fini sono marci fino al midollo, ridurrà l’Italia ad una pletora di zombie – perché è bravo a comunicare e ad organizzare, ma manca della cultura di base necessaria per svolgere una vera funzione politica e di governo – ma, sull’esternazione, nessuno lo batte. Potrete scrivere e blaterare ciò che vorrete: lui, farà la solita battuta cretina, s’arrufferà in ragionamenti semplici, da mercato rionale, e quel 60% d’italiani che non legge mai un libro abboccherà contento. Non c’è niente da fare.
Si può batterlo usando le sue stesse armi, soprattutto l’informazione e la satira: questa asserzione, è rivolta a coloro i quali credono che basti una solida “linea Maginot” per la difesa della Costituzione (per la tutela della quale, sia ben inteso, il sottoscritto ha firmato). Lui, della Costituzione, se ne frega: pubblicherà (a nostre spese) qualche libercolo nel quale comparirà con la solita calza di nylon per mascherare le rughe e magari racconterà una barzelletta.
Perché la parola “crisi” deve essere bandita? Poiché esiste sempre quel 20% di persone che leggono e s’informano, le quali oggi non hanno peso ma domani, qualora i morsi della rovina economica dovessero dissanguarci, potrebbero ricordare che c’era “crisi”, e dunque scelta. Quali scelte?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento