lunedì 29 settembre 2008

Stretto da morire. Di Cancro.

La relazione tra reggiseno e cancro al seno
di William Thomas
Link alla pagina originale Traduzione a cura di Stefano Pravato per www.disinformazione.it

Se non lo avete già bruciato negli anni ‘60, potreste volervelo togliere ora. "Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante," afferma il ricercatore medico Syd Singer.
I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il giorno in cui la moglie, Soma, scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito stava esaminando gli effetti della medicina Occidentale fui Figiani. Sotto la doccia, Syd aveva notato che le spalle e i seni di Soma erano segnati da scanalature rosso scuro. A Syd ricordò la domanda posta alla moglie da una Figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: "Non si sente stretta?"
"Devi farci l’abitudine," aveva risposto Soma.
Forse il reggiseno comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd, impedendo il drenaggio linfatico e provocando degenerazione?

Soma decise di smettere di indossare il suo reggiseno. Ma quando Syd cercò nella letteratura medica non trovò nessuna causa nota per il cancro al seno, condizione che nelle donne appare raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più elevati sono in Nord America ed Europa settentrionale, col resto del mondo che si sta adeguando velocemente.
La World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità) invoca le tossine chimiche quale causa primaria di cancro. Ma i veleni che si accumulano nei tessuti del seno sono normalmente spazzati dal chiaro fluido linfatico verso i grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace. I Singer scoprirono che "essendo i dotti linfatici molto sottili, essi sono estremamente sensibili alla pressione e si possono comprimere con facilità." Una minima pressione cronica sui seni può provocare la chiusura delle valvole e dei dotti linfatici..

"Poco ossigeno e meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono spazzati via," notarono i Singer. Dopo 15 o 20 anni di drenaggio linfatico ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro.
Considerando altri paesi, Soma e Syd rimasero colpiti dalla bassa incidenza di cancro al seno nelle nazioni più povere, pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle altre nazioni. Non trovarono contadine che indossassero reggiseni push-up. Scoprirono invece che tra i Maori della Nuova Zelanda integrati nella cultura bianca vi è la stessa incidenza di cancro al seno, mentre gli aborigeni australiani non integrati non hanno praticamente cancro al seno. Lo stesso trend si applica ai giapponesi occidentalizzati, ai Figiani e ad altre colture convertite al reggiseno.

Nel loro libro Dressed To Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras, (Vestite Da Morire: La Relazione Tra Cancro Al Seno e Reggiseno) i due ricercatori hanno anche osservato che proprio prima che una donna inizi il suo ciclo, gli estrogeni si innalzano, provocando un rigonfiamento del seno. Se la donna continua a indossare un reggiseno della stessa misura, i vasi linfatici salva vita saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero collegamento tra cancro al seno ed estrogeni?
Le donne senza figli non sviluppano mai del tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno. E nemmeno donne che non abbiano mai allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle più a rischio, avvertono i Singer.

Senza Stato, nè legge...

Riporto la prima parte dell'intervento di Marco Travaglio.
A breve il resto del testo.

"Buongiorno a tutti,
raccolgo un foglio che sto stampando perché mi serve per questo intervento. È stata un’altra grande settimana. A leggere i giornali e a sentire i telegiornali Alitalia è salva! In realtà Alitalia non esiste più, è una società in liquidazione e, come ormai spero si sia capito dopo la puntata di Annozero, è stata regalata a spese nostre a una cordata di strani signori che non hanno alcuna competenza, alcun interesse sui voli aerei, ma hanno molte competenze nei rapporti con la politica e nei favori della politica. Favori attivi e passivi. E di favori ce n’è bisogno alla grande per la nostra classe politica a proposito di quel volo, avete visto, Roma-Scajola-Roma che l’Alitalia garantisce quando Scajola è ministro, quindi anche oggi. Tutti presi dal salvataggio di Alitalia che non è salva perché non esiste più e che ci costerà probabilmente più di tre miliardi di euro, pari al taglio della spesa per la scuola dei prossimi anni. Tagliamo tre miliardi alla scuola e migliaia e migliaia di maestri e dipendenti per andare a pagare i debiti di una società pubblica che viene regalata ai sedici fratelli bandiera.
Tutti presi dai festeggiamenti che invece dovrebbe essere luttuoso e che non era affatto inevitabile se si fosse messa sul mercato internazionale la parte sana di Alitalia, quella che è stata regalata ai sedici furbetti, probabilmente i vettori stranieri come Airfrance, come Lufthansa, come British, avrebbero preferito comprarsela tutta."

sabato 27 settembre 2008

SE LI CONOSCI LI EVITI

La recensione di IBS
«Riciclati, imputati, condannati, fannulloni del nuovo Parlamento ». Così recita il sottotitolo di questo nuovo libro di Marco Travaglio e Peter Gomez, un ben documentato e corposo (oltre 500 pagine) Who’s who della politica italiana. Una lettura espressamente dedicata dagli autori, come si legge nelle pagine iniziali, «a chi sogna una politica pulita. Cioè una politica». I personaggi e protagonisti assoluti della scena sono i nostri parlamentari, appartenenti a tutti gli schieramenti: Destra, Centro e Sinistra, nessuno escluso. Di ognuno di loro Gomez e Travaglio tracciano, con lo scrupolo e l’attenzione che da sempre li contraddistingue, un dettagliatissimo identikit con tanto di fedina penale, assenza e frasi celebri.
Il libro si articola in tre parti. La prima riporta le «nostre liste»: quella dei “buoni”, cioè l’elenco dei parlamentari che, durante la scorsa legislatura, secondo gli autori, «si sono meritati la rielezione per avere lavorato bene o avere bocciato leggi canaglia come l’indulto extra-large e il bavaglio mastelliano ai giornalisti» e la lista dei “cattivi” (variamente articolata in Lista Somari, Lista Libera stampa, Lista Monnezza, Lista Casa nostra), cioè «quelli che sarebbe stato meglio non rivedere più in Parlamento.»
Nella seconda parte compaiono invece le “loro liste”, ovvero le liste dei candidati politici, partito per partito. Un repertorio illuminante che racconta luci e ombre, fatti e misfatti, vizi e virtù di oltre 150 politici che parteciperanno alle prossime elezioni. Tra questi, i due giornalisti hanno individuato e segnalato non solo i nomi su cui pendono condanne penali, ma anche «i fannulloni, i voltagabbana, i cambiacasacca, gli ignoranti, i nemici della legalità e della libertà d’informazione, i corresponsabili dello scandalo della monnezza in Campania, gli amici dei ladri e dei mafiosi che non hanno mai valicato i confini del codice penale, quelli che hanno comparto casa a Roma sottocosto grazie al cognome che portano o alla carica che ricoprono» e molto altro ancora.
Infine, nella terza ed ultima parte, trova spazio un confronto tra l’operato dei due ultimi governi e maggioranze, con un resoconto delle loro “leggi vergogna”, e un riassunto dei programmi dei due partiti maggiori: il Partito democratico e il Popolo della Libertà.
Frutto di un lungo e paziente lavoro di recupero informazioni, ricerche d’archivio, verifica delle fonti, questo ricchissimo dossier di Marco Travaglio e Peter Gomez intende essere un vademecum, senza segreti e senza remore, per tutti coloro che vogliono saperne di più sui politici che si propongono come rappresentanti degli italiani tra i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama

giovedì 25 settembre 2008

Dolcemente Viaggiare

Fonte Blog di Beppe Grillo

Ora ci accingiamo a prendere il biglietto di queste straordinarie autostrade, biglietto che poi si pagherà in base a cosa non si è capito bene... se alla qualità del servizio o alla qualità dell'investimento, ma in tutti e due i casi dovrebbe essere gratis. Noi adesso proviamo prendere qualche iniziativa, basta! Ci siamo rotti le scatole di essere presi per il culo. Le autostrade, come ha detto bene Giorgio Ragazzi, l'economista dell'università di Bergamo ha fatto un libro straordinario che vi invito a prendere che spiega cos'è successo con le autostrade, liberalizzate negli anni '90, pagate fino all'ultima lira dai nostri papà dalle nostre mamme, dai nostri fratelli maggiori, date in pasto a questa cricca di finti imprenditori con le pezze nel culo che prendono le concessioni di dieci anni in dieci anni, fissano le tariffe così e noi continuiamo a pagare una cosa che dovrebbe essere restituita ai cittadini come hanno fatto in Germania e in Inghilterra ...

martedì 23 settembre 2008

Gomez Peter; Lillo Marco; Travaglio Marco - Il bavaglio

In sintesi
Il volume racconta come questo governo vuole tappare la bocca ai cittadini e godere di totale impunità. Come sempre, sapere le cose come stanno (come funzionano le intercettazioni e l'immunità parlamentare negli altri Paesi, la ricostruzione della vicenda Mills, le implicazioni delle telefonate tra Saccà e Berlusconi, il testo del lodo Schifani poi Alfano) risulta sempre spiazzante e lascia increduli perché i cittadini sono vittime inconsapevoli del bombardamento quotidiano di false notizie provenienti da molti giornali e tv. Alla fine della giornata è addirittura possibile credere che in Italia il problema principale siano le intercettazioni e i rom. E dimenticare la realtà.
Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.
(Horacio Verbitsky)

venerdì 12 settembre 2008

Roma-Napoli: INFO NEWS FALSE

La vandalizzazione culturale della notizia

Cronaca 12 Settembre 2008 Fonte: Settimo Potere

L’Italia intera merita la verità. Da nord a sud, l’avvelenamento della cultura fa male e genera stupidi odi razziali

In un’intervista, Alexander Stille, giornalista e scrittore statunitense, dichiarò che “se una cosa non appare in televisione, non esiste”. Forse è stata questa frase a spingermi a vederci chiaro sulle vicende di domenica scorsa, quelle riguardanti l’ormai noto viaggio dei tifosi napoletani dal capoluogo campano alla capitale. O forse Adolf Hitler e il suo “più grande è la bugia, più la gente la crederà”. Fatto sta che credo e sono fermamente convinto della capacità critica dell’essere umano e del suo obbligo morale di sollevare, quando necessario, ogni ragionevole dubbio.

Il dubbio è alla base di ogni futura certezza.

Durante questo articolo, si analizzeranno fatti, si porteranno prove e alla fine si tireranno le somme, cercando di rispondere ad alcune domande:

Sono davvero avvenuti episodi di “guerriglia urbana” domenica scorsa?

E’ stata sensata la scelta di giocare a porte aperte una delle partite più a rischio di tutto il campionato?

E’ giusto punire un’intera tifoseria per i presunti fatti occorsi in stazione e fuori all’Olimpico di Roma?

Se complotto è stato, perché c’è stata una così forte connivenza da parte dei media?

In ultimo, a cosa mirerebbe tutta questa destabilizzazione dell’ambiente partenopeo (inteso come città e squadra)?

Tutto ciò a dimostrazione del corollario di Jost, secondo cui realtà e finzione ormai si intrecciano a tal punto che non è possibile più definirne i confini. E di come i media italiani se ne approfittino.

Domenica 31 agosto è di scena la prima giornata del campionato di Serie A. Inspiegabilmente e sorprendentemente, il Viminale decide di far giocare a porte aperte tutte le partite, senza divieti di trasferta, adducendo a questa scelta motivazioni di tipo fideistico. Suonano un po’ come “ve lo facciamo fare per vedere se fate i bravi”. Come la maestrina dopo la tiratina d’orecchie all’alunno irrequieto.

Una scelta dalle risonanze bibliche. Gesù Cristo tentato dal demonio. Vediamo di quanta fede sei dotato se ti offro denaro, successo, potere.

Che Roma – Napoli fosse una partita a rischio, lo sapevano anche i fili d’erba del campo. D’accordo con le iniezioni di fiducia ma, soprattutto dopo i precedenti degli ultimi anni, la scelta appariva un tantino azzardata. Altro che Gesù e Satana. Qui si tratta di mettere un pedofilo appena scarcerato dopo una condanna per stupro di minore, a lavorare in un asilo nido.

Così ti chiedi: quante misure di sicurezza adopereranno? Chissà quanto la macchina statale farà valere la sua efficienza…

Dopo la partita col Vllaznia di Coppa Uefa, il tifo organizzato partenopeo fa sapere che si muoverà verso la Capitale in treno, ritenuto il mezzo più veloce e sicuro. Infatti, convogliando tutti i tifosi in un’unica direzione, sarebbe stato più semplice anche per le forze dell’ordine tenerli sotto controllo, evitando così scontri con gli ultrà romanisti.

Il venerdì precedente alla partita, gli stessi gruppi organizzati cercano un incontro con i rappresentati di Trenitalia per predisporre un treno speciale per soli tifosi. Misura adottata tante volte negli anni passati, ma che stavolta l’azienda dei treni si rifiuta di accettare. In più, viene diramato un comunicato in cui si consiglia ai tifosi del Napoli di non viaggiare in treno per recarsi allo stadio.

Questa la situazione a quarantotto ore dal match.

Facciamo un balzo in avanti, a domenica 31 agosto, nelle ore successive alla partita. I media lanciano una serie di servizi infuocati in cui si parla di guerriglia urbana, scontri, devastazioni, addirittura sequestri. A quanto pare, il piano sicurezza (quale?) non ha funzionato. Per avere una prova di come i media abbiano trattato la notizia, basta dare un’occhiata ai seguenti link:

http://it.youtube.com/watch?v=I_aNdOZ_EVM&feature=related (Studio Aperto)

http://it.youtube.com/watch?v=aUA35esgjKc&NR=1 (Tg5)

Da notare come le notizie siano state confezionate ad arte. Nel primo servizio, a parlare di danni non è una figura istituzionale, ma il capo della sicurezza di Trenitalia. La figura istituzionale, ossia il questore di Napoli, Antonio Puglisi, dice che loro non andranno sul treno perché “non se ne ravvisa la necessità”. Dichiarazione contrastante con quanto sostenuto dal giornalista di Studio Aperto.

Nel secondo servizio sentiamo la voce fuoricampo dire: “…i cinque ultrà partenopei arrestati alla stazione Termini…”

Pur di forzare la mano contro i tifosi del Napoli, la giornalista falsa un’informazione. Dei cinque arrestati, infatti, tre ultrà sono romanisti e due napoletani. Ma, in quell’atmosfera da caccia alle streghe, accollare tutto alla parte sotto processo è un’occasione troppo ghiotta.

La linea mediatica, dunque, è questa. Il cittadino medio che si affaccia alla tv non potrà che condannare biecamente.

Domanda: dove sono gli scontri, la guerriglia? Strano che i servizi non mostrino scene del genere. Su questo punto torneremo più avanti.

Intanto, Trenitalia diffonde in fretta e furia una stima dei danni: si parla di almeno cinquecentomila euro. Tutto questo alle ore 15.00, quando il treno ancora non si era ancora fermato in stazione.

Domanda: chi ha quantificato la cifra? Se il treno era, a detta dei media, sotto sequestro, com’è stato possibile per il personale di Trenitalia circolare e fare una stima dei danni?

E le immagini dei danni?

A questo link è possibile visionare le foto che circolano in rete. Rari i filmati dell’Intercity Plus dopo la cosiddetta “devastazione”.

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/danni-treno/1.html

Ad essere obiettivi, le condizioni del treno non si discostano molto dalle “solite” in cui versa un Intercity Plus. Sporcizia, cartacce, bagni luridi e sedili strappati non sono una novità. Proprio qualche tempo fa, il 18 agosto scorso, le precarie condizione igieniche della compagnia ferroviaria italica erano tornate alla ribalta. A questo link è possibile leggere integralmente l’articolo in cui si racconta dell’odissea di cinquanta passeggeri da Napoli a Torino e dell’incubo zecche:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/

Interessante è l’incipit: “Indecifrabili macchie sui sedili, poggiatesta unti e finestrini talmente lerci da non riuscire a vedere fuori. Una mela marcia in un cestino, un paio di boxer sporchi tra i cuscini di una poltrona. E ancora una volta un brulicante carico di cimici”.

Nel marasma mediatico, le notizie si susseguono e si smentiscono. Si parla di cancelli forzati e poi di semplici disordini ai cancelli. Di tifoso napoletano accoltellato negli scontri con i romanisti che poi diventa un “auto accoltellamento”(notizia poi persa nel dimenticatoio).

I tifosi tornano a Napoli e intanto si scrive che hanno assaltato pullman, caricato la polizia e terrorizzato i viaggiatori presenti alla stazione Termini.

I media dedicano un’attenzione quasi morbosa all’evento, soprattutto in considerazione del fatto che, il giorno prima, alcuni interisti avevano devastato un autogrill e, nella giornata di domenica, i torinisti avevano assaltato un pullman di tifosi del Lecce e su questi accadimenti erano state spese pochissime parole.

Ma cosa è successo veramente domenica scorsa?

In base ai resoconti forniti da alcuni tifosi presenti ai fatti e rilasciati a “Notte Azzurra” su Radio Marte, al Tg1 e in molti forum dedicati, uniti ai filmati non istituzionali presenti su youtube, si può tentare una ricostruzione. E con la ricostruzione escono fuori le prime bugie.

Partiamo dalla stazione centrale di Napoli.

Secondo Sky Sport 24, una parte dei tifosi azzurri era presente in stazione già dall’alba, intorno alle sei e trenta. Ciò smonta la teoria secondo cui il treno sarebbe partito tardi perché orde di tifosi si sarebbero accalcate alla stessa ora in prossimità dei binari.

Altro punto su cui i media hanno marciato: i tifosi erano sprovvisti di biglietti. Il questore Puglisi, dopo la partenza treno, ha dichiarato: “I tifosi sono stati controllati da noi uno per uno, sia nella fase iniziale che in quella finale, tutti erano regolarmente muniti di biglietto. Un grande apporto è stato dato anche dai responsabili dei diversi gruppi organizzati. Ci auguriamo che il prosieguo della giornata sia buono e collegato solo ad un evento sportivo.”

Ed ecco crollare il terzo punto, ossia il sequestro del treno. Se Puglisi si è complimentato con i gruppi organizzati, vuol dire che nessuno ha usato violenza contro il resto dei passeggeri. Dai racconti della gente presente quella mattina in stazione, emerge che sono stati bensì i dipendenti di Trenitalia a consigliare di cambiare treno e sono stati persino aiutati a scendere dai suddetti tifosi. Proprio contro la compagnia ferroviaria, il tono del questore di Napoli è sembrato più critico: “Era una giornata particolare per Trenitalia che ha dovuto fare i conti con una disponibilità non immediatamente sufficiente. I numeri non ci hanno aiutato, la capienza non sufficiente subito ci ha creato qualche problema di gestione della folla".

Per motivi di ordine pubblico, a tutti i tifosi – anche a quelli con biglietti per le 9.24 – viene consigliato di partire con un unico treno, l’ormai noto Intercity Plus Modigliani delle 10.24. La capienza di un treno del genere è inferiore ai seicento posti. Nel treno fanno salire più di duemila persone. Si apprende dai telegiornali che vengono aggiunti dei vagoni supplementari, ma sempre troppo pochi in relazione all’incredibile numero di passeggeri. A Sky Sport 24 annunciano che le forze dell’ordine hanno invitato trecento tifosi muniti di biglietto a raggiungere con mezzi diversi la capitale.

Il caldo aumenta e il treno, stracarico, resta fermo per più di due ore nella stazione di Napoli Centrale. L’Intercity Plus Modigliani è ormai diventato un carnaio.

La gente all’interno si lamenta e soffoca. C’è chi sviene, chi chiede un po’ d’acqua. All’improvviso, anche l’aria condizionata va via e i finestrini chiusi fanno diventare l’atmosfera soffocante. Dai racconti rilasciati al Tg1, in ogni scomparto da sei sono chiusi circa quattordici tifosi. Nei bagni si affollano in cinque/sei unità. Gente che ha pagato il biglietto costretta a viaggiare in piedi sulle tazze delle toilette di Trenitalia.

Nitroglicerina a bordo di una vettura da motocross.

Qualcosa cede, si rompe. E’ come voler indossare a tutti i costi una maglia più piccola di parecchie misure. Prima o poi è normale che avvenga lo strappo.

Non si sa se per errore o necessità, ma qualcuno tira il freno d’emergenza in prossimità di una stazione. La gente scende per andare in bagno, abbeverarsi , respirare. Qualcuno ha sfondato dei vetri, l’aria si stava facendo irrespirabile.

Giunti a trenta chilometri da Roma, il treno resta fermo quindici minuti in una galleria. Arriva alla stazione Termini poco dopo le quindici. Chi è sul treno sa che perderà almeno il primo tempo della partita.

Di seguito riporto filmati amatoriali girati in stazione da turisti o osservatori occasionali. Da notare che non si intravede terrore nella gente che li osserva, né avvengono aggressioni o si verificano scene di panico. Ci sono i cori, qualche bengala e poche esplosioni:

http://it.youtube.com/watch?v=h4KQ8mOTV-c

http://it.youtube.com/watch?v=FYOf5SzSnEk&feature=related

http://it.youtube.com/watch?v=w6FuuUx1ULA&feature=related

Le immagini montate ad arte sui Tg nazionali trasformavamo quegli stessi, pochi bengala in incendi devastanti. Notare al minuto 0.35 del seguente filmato:

http://it.youtube.com/watch?v=utlAAv-dd-A&feature=related

A riprova del fatto che si tratta di banali manifestazioni di tifo, notare l’atteggiamento dei tifosi veronesi giunti nella stazione di Napoli Centrale in una delle ultime sfide tra Napoli e Verona:

http://it.youtube.com/watch?v=76UKBs2zws4

Da considerare che indossano elmetti, manco si preparassero ad una guerra, e stringono bastoni, intonando cori di odio contro la città. Nessuno, all’epoca, sollevò alcun tipo di disgusto moralista.

Il viaggio dalla stazione si trasforma in un’altra Odissea e, anche in questo caso, gli scontri latitano. Nessun Tg nazionale è in grado di documentare gli “assalti” ai mezzi di trasporto romano da parte dei tifosi partenopei. Dopo circa quaranta minuti di viaggio in pullman – dai racconti dei tifosi si presume fossero stipati come sardine e obbligati a tenere i finestrini chiusi – si giunge all’esterno dello stadio olimpico. Alcuni hanno pensato che sia stato fatto apposta. In effetti, la distanza tra la stazione e lo stadio è inferiore ai nove chilometri. Considerando che si tratta di un centro cittadino, con una media di 40km/h si poteva raggiungere la meta in poco più di dieci minuti. Anche questo resta un punto oscuro.

All’ingresso, alcuni Tg parlavano di cancelli forzati. Ancora, non esistono immagini a supporto della tesi. Con tante telecamere spianate, pare molto strano, soprattutto quando si è costretti a riprendere corse di alcuni tifosi verso gli autobus e spacciarle per assalti.

La gogna mediatica. Mi viene da pensare che un po’ tutti, dalle istituzioni ai mezzi di comunicazione di massa, si aspettassero la rissa. Scontri, coltellate, spranghe. Non c’è stato niente di tutto questo. Quando hai probabilmente pronto un intero palinsesto sugli scontri tra romani e napoletani, è dura cambiare tutto a un tratto programmazione. Soprattutto se – e a questo punto non è così assurdo pensarlo – ci sono secondi fini.

Perché i media hanno chiesto la testa dei napoletani senza neanche menzionare gli episodi – ben più gravi – che hanno coinvolto interisti, torinisti e leccesi? Perché quando, nel campionato scorso, un pullman di ultrà juventini investì un tifoso parmense nessuno parlò di responsabilità oggettiva, chiusura degli stadi e blocco delle trasferte? Perché la notizia fu subito accantonata? Qualche vetro rotto è più importante di una vita umana? Cos’ha l’Italia di così profondamente malato che la porta ad essere un paese cannibalizzato dalla bassa cultura e da un’informazione a dir poco vandalica?

Maroni ha parlato di pugno duro. Pugno duro per dei vetri frantumati. Qualche settimana fa sono avvenuti, in Italia, due episodi che rappresentano in tutto e per tutto la devianza di questo Paese. A Roma e a Torre Annunziata, due coppie di turisti tedeschi e olandesi hanno subito gravissime violenze da parte di delinquenti. A Roma furono due romeni. Picchiarono l’uomo, violentarono la donna – fracassandole la mandibola e i denti – e li derubarono entrambi. Per bastonarli, si sono serviti delle mazze usate per governare il proprio gregge di pecore. La tolleranza zero di Maroni in quel caso fu la minaccia di firmare un decreto di espulsione. Allontanarli dal Paese giusto il tempo per poi ritrovarceli di nuovo clandestinamente.

Cos’ha il Paese che non va? C’è da credere nel qualunquismo e nei cosiddetti “venti leghisti” per davvero? E’ possibile che Napoli non possa avere una rinascita che subito i media si apprestano ad affossarla di nuovo?

Il calcio a Napoli rappresenta più di un placebo. Secondo alcuni studi sociologici, negli anni ottanta la gente del capoluogo campano era più felice, nonostante i mille problemi. La squadra di calcio andava bene e rappresentava una piccola rivalsa per tutti quei napoletani sparpagliati in tutta Italia. Persino i crimini, gli scippi e le rapine erano in diminuzione. Il calcio ha un potere taumaturgico per questa città, perché cercare di stroncare forse una delle poche cose che ricomincia a funzionare?