Non sono un'esperta di terremoti, ma - in questi giorni - era inevitabile che mi tornasse alla mente quello vissuto (abbastanza da lontano, fortunatamente) nel 1976, quando ero a Trieste da mio padre e la terra "si assestava" in Friuli. Durante una scossa di assestamento, notturna, si spalancarono le ante, chiuse a chiave, dell'armadio; un comò aprì i cassetti e si spostò sul pavimento. Il lampadario oscillò tanto che temetti si sganciasse da soffitto. Ed era il "dopo", non il momento clou.
Altri pensieri, quelli che, scaramanticamente, non traduci in parole, perché temi che, dando loro forma compiuta, possano essere di malaugurio, possano portar male, mi angustiavano. Mi sono domandata: possibile siano così pochi?
I morti, intendo. Sia chiaro: anche una sola vittima sarebbe stata tragedia. Guardo le cartine geografiche e paragono le aree coinvolte, quella del Friuli e quella abruzzese: e quest'ultima mi sembra decisamente enorme.
Nel 1976 morirono quasi mille persone (989, per l'esattezza) e i senza tetto furono oltre 45.000. Oggi si parla di 250 morti e di 25.000 senza tetto (altrove 70.000). E poi penso alla densità della popolazione, e ritengo di gran lunga superiore qualla di L'Aquila e dei paesi limitrofi, oggi, rispetto a quella di Gemona, Trasagis, Bordano e Osoppo oltre 30 anni fa. E poi leggo il post di Anna (Miss Kappa), che è di L'Aquila, che vive (o viveva...) lì. Lo copio e lo incollo: in corsivo e in rosso evidenzio solo alcune sue considerazioni, che sono il motivo di questo post.
Dal blog di Miss Kappa (7 aprile 2009, 23:38)
"Eccomi qui. Gli ultimi post sono stati scritti non di mio pugno. Era la mia amica Chiara che scriveva da Bologna. Questa sono io. La situazione è tragica. Inenarrabile. Io e la mia famiglia abbiamo perso tutto: case, lavoro, vita passata, radici. TUTTO. Ma quello che vorrei urlaste al posto mio è la rabbia di essere stati lasciati soli. Noi Abruzzesi siamo stati mandati a morte scientemente. Erano mesi e mesi di scosse, e nessuno ne ha mai parlato. Nessun giornale, nessun TG. NESSUNO. NESSUNO.NESSUNO. Nessun piano di emergenza era stato approntato. Siamo stati mandati a morte. Avrebbero dovuto farci evacuare. Il terremoto del 700 ha avuto la stessa casistica, gli stessi tempi. Identico. E loro ci rassicuravano. Parlano di 200 morti. Bugia. Al momento sono mille. E non è finita. E gli sfollati sono 60mila. Denuncio quell'imbelle del sindaco Cialente. La presidente della provincia Stefania Pezzopane. Tutte le autorità. L'Aquila non è. Fu. E noi tutti con lei. Si entra in città e non si hanno più punti di riferimento. Mio marito è entrato stamani. È tornato al campo sfollati. Non connetteva. Non sapeva più neanche il suo nome. Sono lucida. Le cose che vi dico sono verità. A presto. Anna"
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